Le mie città, Napoli

Barcellona: riflessioni sei anni dopo

Sono passati sei anni da quando presi il volo per Barcellona: solo sei anni o già sei anni, dipende dai punti di vista. Se mi fermo un attimo a pensare sento salire il retaggio di quella adranalina salirmi su per la schiena come un bambino che sta iniziando a camminare: incerta e lenta, come mi ero sentita io prima di partire.

Avevo davanti a me mille motivi per rimandare e davanti a tutto a tenere la bandiera c’era la mia paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza matura per potermi vivere tutto questo: avevo vissuto i miei primi 21 anni nel girone dei genitori premurosi, attenti ed apprensivi che quasi avevo paura di cadere manco fossi stata un’equilibrista alle prime uscite.

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La voglia di crescere e di mettersi in gioco non suonano due volte e quando decisi di candidarmi tutti speravano in un mio ripensamento: non c’è stata storia. Di Barcellona non ne sapevo niente, se non il fatto che si trovasse in Spagna. Non sapevo quanta fosse grande, non sapevo cosa fosse la Catalogna e non sapevo prenotare neanche un biglietto aereo.

Ecco, se dovessi quantificare un periodo, una data, un momento che segna la mia vita inizierei direi che il 9 Settembre 2008 è il mio anno 0. L’Erasmus ti entra nelle vene: ti ubriaca, ti vizia, ti strazia e ti sevizia e tu stai là inerme a lasciarti stupire da tutto ciò che sei diventato ed a disdegnare ciò che sei stato fino a cinque secondi prima.

Ho masticato i miei demoni e sputato nuove alchimie, ho riconosciuto il ritmo asciutto delle mie paure e ho sbadigliato sui sorrisi di ceramica posizionati intorno a me: ho vissuto fino in fondo, come quando bevi un bicchiere colmo di vino alla goccia e te lo lasci scorrere giù per il viso fino a macchiarti anche le mutande. Ho amato ogni singolo giorno di quel momento della mia vita: ho imparato a zittire il silenzio della solitudine, ad amare il ritmo delle cose semplici, il sapore dei menzogne sospese ed a leccare l’acido gusto delle emozioni a tempo determinato. Mi sono sentita una donna, finalmente.

E mentre inalavo le scorie tossiche che solo un Erasmus ti regala, mi facevo iniettare senza pietà la complicata dose di amore per Barcellona: non riuscivo a smettere di stupirmi, di emozionarmi e di zittirmi e non credo che abbia già messo. In sei anni ci sono ritornata quattro volte, cercando di trovarne ogni volta un motivo plausibile per non rimandare il mio rientro in Patria. Ho smesso di capire e ho assecondato i miei silenzi, i miei vuoti e le mie invettive: l’ho amata come si ama il primo amore, senza se e senza ma, ma con la sola forza di restare fermo a guardarla con il tuo cuore che batte forte e che ti da il ritmo di incedere verso di lei, ancora e ancora.

Una sola vita non basta per amare tutta Barcellona: devi riscoprirti, reinventarti ed adattarti a lei come se non ci fosse un domani, come se fosse l’ultima notte felice del mondo.

About friariella

Travel blogger per caso, Napoletana per scelta. Sono un'intalliatrice agonistica e campionessa mondiale di aperitivi e bis. Mi piace viaggiare low cost, amo la buona musica e di ogni festa divento il giullare.