Il Boss delle Cerimonie ed i matrimoni napoletani
Da quando sono arrivata in Emilia la maggior parte della gente mi chiede “Ma è davvero tutto così a Napoli?” “Ma davvero si vive così?” e la domanda più frequente è: “Ma davvero i matrimoni sono come quelli del Il Boss delle Cerimonie?”. In questo post scritto in collaborazione per Igers Napoli per la mia rubrica #AltraNapoli vi racconto di come, anche in questo caso, Napoli sia una città poliedrica.
Il boss delle cerimonie 2
Ci eravamo tanto scandalizzati. Avevamo tanto inorridito. Erano nate polemiche come conigli ( tra cui il sequestro sul locale che dopo trentanni si scopre sia abusiva). Alla fine come in ogni Repubblica delle Banane che si rispetti si torna indietro come gamberi: Il Boss delle Cerimonie 2 andrà in onda in esclusiva il prossimo 17 ottobre in seconda serata su Real Time. Il gusto dell’orrido, del kitsch e del trash non va in vacanza anzi ma va esaltato e beffeggiato pubblicamente, come se la gogna mediatica potesse espiare le “colpe” di queste persone. Il copione sarà lo stesso: tutti rideranno di queste persone, tutti pronti a commentare, tutti a puntare il dito su Napoli prigioniera di uno stereotipo che non muore mai, vittima di un demone che non riesce ad espiare.
Qualcuno mi ha insegnato “il mondo è bello perché è vario”: confesso che non mi ci vedo a scegliere un matrimonio in “MOTTO STILE PINCIPESCO”, o che sogni che il mio lui si vesta da principe azzurro e che mi dedichi “AMORE E CONTRAMORE” di Nando Mariano ( inno al maschilismo tra le altre cose) o che mia madre mi inciti a ballare dicendo “O SEN O SEN”. Non ho in mente questo e comunque non ho in mente un matrimonio. Ritengo,però, che sia molto semplice puntare il dito e sia meno semplice andare oltre: andare oltre il pregiudizio, oltre lo stereotipo, oltre il senso di quelle immagini.
Che Napoli sia una città devotissima al trash non c’è dubbio: basti pensare che esiste ancora il filone di “musicisti” neomelodici che propongono hit senza pietà. Napoli, per dirla alla Massimiliano Virgilio, “è una città pornografica”:
C’è una città che meglio di altre rappresenta cosa sta diventando il nostro paese. Tra cocaina che scorre a fiumi, centri commerciali ipertrofici, cantanti neomelodici, ragazzi obesi che vestono come i tronisti di Maria De Filippi e tonnellate di spazzatura in decomposizione, oggi Napoli è la capitale pornografica della nazione, laboratorio di un capitalismo fallimentare. La verità è che, sotto gli occhi di tutti, Napoli sta deteriorandosi, dissipando il suo patrimonio culturale, rovinando il suo dialetto, abitata com’è da masse quotidianamente pornografiche, abbrutite dalla “tivvù”, cui spesso mancano gli strumenti basilari della comunicazione. “Quando parlo di città quotidianamente pornografica non mi riferisco all’etimo greco della parola pornografia. Mi riferisco alla manifestazione esplicita e di routine da parte di masse di napoletani – non necessariamente di atti sessuali, né di nudità – di comportamenti sociali corrivi, che ammiccano all’atto sessuale e alla nudità, senza distinzione di genere. Quando è iniziato tutto ciò? Quando Napoli ha iniziato a essere un luogo di mille pornografie di contorno alla monnezza e alla criminalità, considerate i principali film a luci rosse che da decenni vengono proiettati in città? Quando abbiamo iniziato a separare il nostro immaginario da quello del resto del paese? Ripenso a tutto e nonostante mi sforzi di trovare una risposta complessa mi viene da pensare che Napoli, in fondo, è una città semplice. [cit. Porno Ogni Giorno, Massimiliano Virgilio]
Ed in questa realtà di eccessi, di stili principeschi, di nonne che inorridiscono per un bacio sotto casa della nipotina già incinta all’indomani del matrimonio c’è tutta un’altra realtà: c‘è la mia Napoli, autentica, decisa ed elegante.
Gli sposi di Valentina Casagrande
Per raccontarvi di quanto la realtà venga distorta volutamente dalla luce dei riflettori, vi mostrerò delle foto.
Questo sono alcune foto realizzate da Valentina Casagrande, giovane fotografa napoletana: dello stello principesco e del kitsch in queste foto non c’è traccia, sebbene siano istantanee di attimi felici di coppie che hanno appena convolato a nozze. Valentina nel suo sito si descrive così:
Sono nata e cresciuta a Napoli , ma lavoro dove mi portano le vostre belle storie. Parlare di me è qualcosa che mi riesce difficile (almeno qui). Cio’ che mi riesce facile, da sempre , e fare un elenco di cose che amo.
Amo il mare.
Amo il vento leggero.
Amo i libri.
Amo i colori pastello.
Amo i miei cani.
Amo i sorrisi sinceri.
Amo le passeggiate da sola in centro.
Amo I vecchi film in bianco e nero.
Amo i silenzi della sera e quelli del mattino presto quando tutti dormono ancora.
Amo la mia malinconia.
Amo le vecchie foto di mia nonna.
Amo la mia famiglia per quanto strana sia.
Ed e’ tutto questo essere che cerco di trasportare nelle mie fotografie.
In queste foto non ci sono lustrini, non ci sono cantanti neomelodici e non ci sono esasperazioni cromatiche: Valentina ha il talento di catturare le emozioni e l’amore allo stato puro senza esasperarne i toni ma nella semplicità e raffinatezza dell’amore. Valentina ritrae attimi di felicità in punta di piedi, come se la sua macchina non esistesse e la sua presenza fosse non pertecipa: le sue foto raccontano l’essenza dell’amore in senso lato perché oltre alla gioia di una coppia, sa ben ritrarre il racconto ed i mille volti di un matrimonio.
Insomma, se il claim del Boss delle Cerimonie 2 indica il Castello come il luogo desiderato da tutti i napoletani nel giorno più bello, sicuramente non è il mio e non sono la sola.

About friariella
Travel blogger per caso, Napoletana per scelta. Sono un'intalliatrice agonistica e campionessa mondiale di aperitivi e bis. Mi piace viaggiare low cost, amo la buona musica e di ogni festa divento il giullare.
Oddio, diciamo anche che si tratta di una struttura kitsch al confine col salernitano (S.Antonio Abate, non esattamente dietro l’angolo), frequentata prevalentemente dai cosidetti “sagliuti” che vivono nei dintorni (per non sparare sulla croce rossa, ed indagare su come certe facce rassicuranti, che si spacciano per fruttivendoli, abbiano certe disponibilità).
Basta vedere le presentazioni di queste famigliole di stimati professionisti (o quel che sono), durante le presentazioni, ad inizio puntata, quando parlano della loro provenienza.
Insomma, non mi pare abbastanza, per definirla una struttura di “Napoli”, frequentata da napoletani, e che può essere usata come metro di paragone per i matrimoni. Forse, dopo l’ennesimo stereotipo blaterato da qualcuno, sarebbe bene fargi presente che, no, non si trova a Napoli.
Gli autori, a differenza di chi non sa o fa finta di non sapere, conoscono bene la differenza Napoli/hinterland, ed infatti calcano bene il piede sull’acceleratore, buttando qua e là qualche frase equivoca come “nel frattempo, a Napoli, in chiesa…”, quando il matrimonio si sta celebrando nella Angri o Castellammare di turno. Ovviamente, sanno anche che seguiranno, come da copione, fiumane di tweet/post indignati (leggi: tutta pubblicità gratuita per il programma).
Frascati è nei Castelli Romani, non a Roma, e nessuno si sognerebbe di dire altrimenti. Quella struttura inquietante è a S.Antonio, non a Napoli, e la clientela mostrata nel programma ne riflette la sua posizione.
E’odioso come i media riescano, solo e soltanto nel caso di Napoli, ad immedesimare qualsiasi orrore accada in provincia, dalla Terra dei Fuochi, ai casalesi, a ‘sta robaccia dei matrimoni, con Napoli. Almeno noi napoletani, cerchiamo di distanziarci da certe cose, non solo a livello ideologico, ma anche fisico.
Ciao Flapane!
Hai colto il senso ed il messaggio del mio post: se dobbiamo farne una questione di località effettivamente le persone del programma sono della provincia.
Non esiste uno stile “napoletano” perché il kitsch è veramente ovunque.
Se esiste un modo per dire che Napoli è diversa è stato parlare di Valentina Casagrande.