Torno a casa a piedi
Cambio di rotta, ancora una volta. L’avevo già detto nel mio articolo: ho cambiato nuovamente città, con la stessa leggerezza con la quale distratta passi davanti allo specchio e decidi di cambiare gli orecchini che non sono più intonati al vestito. Ho cambiato città con l’irrequietezza di un adolescente, senza troppo pensare alle conseguenze: è solo l’ottavo trasloco d’altra parte.
Me lo sono chiesta anche questa volta: e adesso? Cosa succederà? Come mi troverò? Sarà proprio questa la mia strada? Non ho risposte ma solo un bel bouquet di dubbi e domande, di insicurezze e di incertezze.
Sono arrivata in questa nuova città, così lontana da me e dai miei ritmi, così distante dalla mia Napoli: ai “Quando tornerai?” risponderò sempre meno “Molto presto”. Le distanze fanno male, le distanze fanno riflettere, le distanze fanno crescere.
Distanze, maledette voi: perché alla sera quando sei a letto, ci sono solo loro a farti compagnia e la voce flebile di una storia trash di un programma della tv. Basteranno queste iniezioni di socialità a farci rimanere in vita? Basteranno foto attaccate al muro a ricordati persone, strade e città che ti hanno emozionato? Basteranno gli sms poco prima di chiudere gli occhi a dirti cosa fare domani?
A volte non bastano.
A volte te le fai bastare.
A volte chiuderesti tutto il tuo mondo in una sola valigia per poter dire a tutti che è finita anche questa avventura, che assecondi quel nodo in gola che senti al mattino quando senti la voce di tua madre di buon mattino e che fanculo la carriera tu te torni a casa, tra le tue cose, tra i tuoi amici e nel tuo letto da bambina.
E qui viene il bello perché una volta che hai cominciato a girare non puoi più tornare indietro. Casa tua, quella della tua infanzia, quella dove troverai disposte le tue cose come in un museo, non è più casa tua. Quelle tue stesse cose non sono più tue ma di una persona che sei stata ma che adesso, irrimediabilmente, non sei più tu. Salgono a galla come un ascensore che aspetti da troppo tempo e che all’improvviso ti spalanca le sue porte davanti.
Non si sbaglia a essere se stessi. Non si sbaglia a credere nei sogni. Non si sbaglia a correre dietro alle incertezze. Non si sbaglia a pensare a se stessi. Perché poi alla fine quando le cose devono andare verso una certa direzione, tutto si incastra come un puzzle a pezzi grossi: persone, odori, situazioni, case, soluzioni. Tutto prende un unica forme. Tutto diventa un quadro unico.
Questo è quello che è successo a me. Questo è quello che mi ha portato a trasferirmi a Biella. Sì sono a Biella. Io amante del chiassoso tram tram metropolitano, delle corse tra i gradini delle metro, tra i raggi del sole da raccogliere in riva al mare. Sì sono sempre io, la stessa persona che adesso esce dall’ufficio e faccio foto a monti e ruscelli, quella che si perde tra le strade di un paesino chiamato impropriamente città, in una regione che non avevo mai visitato prima.
A volte è così difficile sentirsi a casa che la solitudine urla così forte che non riesci a zittirla. A volta è così semplice trovarsi a casa che basta un monolocale a Biella, una birra e nuovo lavoro che la voglia di scappare retrocede sbiadita davanti ai tuoi sorrisi.

About friariella
Travel blogger per caso, Napoletana per scelta. Sono un'intalliatrice agonistica e campionessa mondiale di aperitivi e bis. Mi piace viaggiare low cost, amo la buona musica e di ogni festa divento il giullare.
E’ sempre bello camminare.
E’ sempre bello perdersi e poi ritrovarsi.