Cammini devozionali: alla scoperta dei territori del Coeur
Ho fatto un tatuaggio a maggio. Non l’avevo ancora scritto qui ma lo mostro sempre a tutti con grande orgoglio e soddisfazione, quasi come se fossi una bambina nel giorno della festa. Ho scelto di tatuare la Mano di Fatima, un simbolo religioso: è un simbolo importante sia per i Musulmani che per gli Ebrei, e quindi anche per i Cristiani. Non mi ritengo una persona religiosa, ma come ogni essere umano, coltivo con profondo riserbo la mia spiritualità.
Al di là di ogni sermone filosofico, eucarestia o ritiro spirituale che sia, credo che ognuno di noi abbia una sua sfera spirituale, un contatto o una ricerca di contatto con il metafisico e l’astratto. Non è di certo questo il posto per iniziare a discernere su questi temi, ma se posso, voglio solo condividere con voi una mia esperienza.
Dicevamo: non mi ritengo una persona religiosa, ma da quando sono finita in questo angolo di Italia ( se ve lo siete persi, vi ricordo che adesso vivo a Biella) tutti non fanno altro che parlarmi del Santuario di Oropa ( e di riprendermi per come lo pronuncio!), meta di tantissimi pellegrini cristiani. Così come quando mi è stato proposto di prender parte al progetto “#camminidevozionali” ho accettato, più per curiosità che per esigenza.
Mi prendo spesso in giro da quando alla mia finestra vedo solo montagne e neanche un leggero accenno di mare: “Sono una ragazza di città, io” esordisco spesso per giustificare la mia incapacità a stare dritta sulle mie gambe tra i tratti scoscesi e spodestati di asfalto. La verità è che in montagna non ci sono mai stata abbastanza, non ho mai avuto modo di uniformare il passo frenetico delle mie gambe alle salite ripide e scoscese che armoniosamente si mescolano.
Il progetto Coeur nasce per promuovere i cammini devozionali immersi nelle montagne piemontesi e non, dove tra una chiesa e l’altra ci si perde tra suggestivi spezzoni di verde infinito, dove l’aria fresca ti stringe la cintola e ti senti pronta per un libero respiro. La mia esperienza è cominciata alle prime luci del mattino dell’ultimo giorno di Agosto, con un sole poco timido che ha battezzato il nostro incedere: dietro di noi un profondo e blu Lago di Orta, a farci sognare ultimi schizzi d’estate.
La fede è una cosa personale, ma camminare in silenzio tra i boschi per circa tre ore, ti fa perdere la percezione del resto: la fitta rete di pensieri si distende, la tensione la senti solo per qualche mezz’ora tra una salita e una discesa, il brontolio degli insetti copre il cigolare dello smartphone che rimane in un improbabile silenzio per più di due ore. Si ha il tempo di riflettere, di pensare e di godersi i paesaggi, le sfumature e le sbavature di una natura ancora schietta e selvaggia.
Poco importa se non vai in chiesa dalla tua comunione o se hai fatto la cresima solo per ricevere i regali da parenti in disuso: percorrere i sentieri dei cammini devozionali è un’esperienza da fare scalzi, privi di qualsiasi preconcetto, pronti a sentire salire su per lo stomaco il peso delle sensazioni non digerite, per poi guardarsi indietro e dire “Sono arrivato in cima anche questa volta”.
Ad ogni piccolo tratto lungo il sentiero c’è una storia da ascoltare: una casa, una cappella volitiva, un piccolo rifugio, dove lo stupore e la meraviglia entrano prepotenti senza bussare al campanello. Da Pella ad Arola: senza sosta, senza connessione, senza persone. Passi spediti ma con frequenza lenta, perché in montagna bisogna avere solo costanza, come nella vita poi alla fine. Giungiamo ad Arola dove un piccolo borgo fatte di case colorate e cassette di posta variopinte ci danno il benvenuto: cani e gatti fanno da controllori al nostro passaggio, mentre la gente distratta fa da comparsa al nostro passare. E poi da Arola ci immergiamo dritti giù nel verde, tra ettari di alberi, piantine fuori luogo ed invadenti insetti: la tregua la firmiamo davanti ad una cascata, dove troviamo ristoro per gli occhi e per le gambe. Di nuovo dritti verso la meta che, dopo una lunga salita, alla fine arriva: benvenuti a Varallo, benvenuta nella Valsesia.
L’incapacità di sottendere la mia fobia per la funivia vince a tavolino sull’entusiasmo di star per salire su quella più ripida d’Europa: mi immergo in un silenzio laconico e mi affido al suggerimento quasi paterno di uno dei miei compagni. Negli infiniti minuti in cui potrei contemplare dall’alto il panorama in salita, fisso la montagna per non dar corda alla mia paura. Scendiamo ed il Sacro Monte di Varallo è tutto per i miei occhi e per i miei ricordi: cresciuta nel negozio dei miei nonni e con una nonna fortemente bigotta, ho visto materializzarsi racconti biblici tra le bellezze che hanno reso questo posto Patrimonio dell’Unesco.
Mi concedo dalla Valsesia, con gli occhi pieni di nuovi propositi e cose buone da raccontare.
Informazioni pratiche:
- Il percorso non è difficile da praticare ma è bene affidarsi a delle guide.
- Portate con voi almeno una bottiglia d’acqua: l’unico punto di ristoro durante il cammino è ad Arola.
- I cellulari non prendono: godetevi il silenzio.

About friariella
Travel blogger per caso, Napoletana per scelta. Sono un'intalliatrice agonistica e campionessa mondiale di aperitivi e bis. Mi piace viaggiare low cost, amo la buona musica e di ogni festa divento il giullare.