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Una telefonata mi ha allungato la vita

Una vecchia pubblicità degli anni novanta diceva “Una telefonata ti allunga la vita”: il testimonial era Massimo Lopez e la Telecom si chiamava ancora Sip. Me la ricordo bene perché mi faceva tanto ridere il fatto che il protagonista, Lopez, riuscisse a scamparla ogni volta grazie a questa fantomatica telefonata.

Ho pensato a questa pubblicità venerdì sera: ero seduta sul divano a guardare il film “Marilyn” quando a quelle immagini di un ritratto di una donna leggera e sensibile si sono sostituite con quelle di una Parigi impaurita e dissanguata. Ho pensato subito a Elisa e Luca di miprendomiportovia, a Manina che era a casa a giocare con i nonni, a tutte le persone che erano lì, a tutti quei ragazzi come me che erano semplicemente usciti a vedere un concerto.

Da dopo l’aggressione i luoghi affollati li tollero sempre poco, perché mi sento strozzare, perché mi sento soffocare e quindi faccio sempre più fatica ad andare nei posti pieni di gente. Ma la bellezza di un concerto, di cantare tutti insieme, di liberare a squarciagola pensieri e fatiche non me lo riesco proprio a togliere, ecco.

Quindi quando ho visto le immagini di Parigi ho pensato a me, ma più di ogni altra cosa ho pensato ai miei genitori. Sono sette anni che non vivo più con i miei e ogni tanto capita che litighiamo perché non sento il telefono squillare, perché ho il telefono scarico o perché semplicemente non chiamo. Ho pensato a quante volte io ero semplicemente occupata a fare le mie cose e non potevo immaginare che qualcuno si stesse preoccupando per me. Mi sono attaccati tutti addosso le ansie, i patemi, la tristezza, la voglia di sapere se stavano tutti bene, che il numero dei feriti e dei morti si abbassasse e non crescesse.

Sono rimasta sospesa ad aspettare di avere notizie di Valeria, quasi come se fosse un’amica mia, quasi come se ci conoscessimo e forse in quei frangenti di momenti ho capito cosa si prova dall’altra parte. Ho sperato per lei fino alla fine, forse perché avevamo la stessa età, la stessa voglia di fuggire, di andare via dall’Italia e di capire cosa ci aspetta oltre questa Nazione rafferma e sterile. Io alla fine mi sono fermata, perché anche davanti a certi sogni, l’amore e la famiglia ti mettono gli stop.

Ho fatto staffetta sui vari social network per capire se Valeria aveva finalmente riacceso il suo cellulare: me la sono immaginata nascosta sulla soffitta del teatro del Bataclan, magari aveva fatto finto di essere morta ed era riuscita a sfuggire a quella cannonata di colpi. Ho immaginato che magari era riuscita a nascondersi a casa di qualche persona. Ho immaginato mille cose, forse perché in lei ho rivisto un po’ me. Forse perché sperare è sempre l’ultima cosa che si fa quando l’alternativa è la morte.

Alla fine è arrivata la notizia: Valeria non c’è più. Una pioggia di colpi anonimi l’hanno spazzata via, senza pietà, lasciando la sua esistenza sospesa ai suoi 28 anni, ricchi di speranze e di sogni, come ogni ragazza di 28 anni solo può fare, come quei mei 28 anni che oggi vivrò, da adesso in poi, anche per lei.

About friariella

Travel blogger per caso, Napoletana per scelta. Sono un'intalliatrice agonistica e campionessa mondiale di aperitivi e bis. Mi piace viaggiare low cost, amo la buona musica e di ogni festa divento il giullare.