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Digital Detox: quando staccare la connessione diventa un regalo a se stessi

Il riassunto della mia estate e del mio più o meno volontario periodo di Digital Detox.

Digital Detox Friariella

Digital Detox Friariella

 

È successo anche a me. Qualche settimana prima di andare in ferie uno dei miei colleghi, Lumix (nome in codice di Alessandro Lumia) mi ha detto “Anto, ma riesci a stare senza toccare il telefono almeno durante il pranzo?”. In un primo momento mi sono indispettita quasi. Del tipo “Uè ma che vuoi?” (sono permalosa, assai assai). Ma poi c’ho pensato a quello che mi ha detto Ale e ho pensato a me.

Di lavoro faccio la Social Media Manager e la Digital PR, per cui rimanere connessa per me è una priorità. Non posso passare troppo tempo senza connessione: devo controllare le pagine che seguo, devo verificare i profili social, devo leggere e informarmi. Insomma devo rimanere connessa costantemente. In ogni momento, in ogni istante e in ogni secondo io devo essere pronta.

È il mio lavoro, o forse no. Cioè: faccio la Social Media Manager o salvo vite? Le notifiche del cellulare sono così fondamentali? Possiamo riuscire a vivere senza cellulare? Me lo sono chiesta in due occasioni.

Tra giugno e agosto ho:

  • traslocato da Biella e Torino
  • scoperto che mi devono operare (di nuovo)
  • trovato la macchina con le ruote tagliate nel giorno in cui ultimavo il trasloco  (non lo auguro a nessuno)

Insomma, in testa avevo una vera orchestra.

Quando sono arrivate le benedette ferie ero isterica. Non mi sopportavo neanche io e non vedo come gli altri potessero sopportare me. A ogni modo il giorno 11 è stato l’ultimo giorno di lavoro e il 13 mattina avevo il volo per la Sardegna. Non so se volutamente o no, sta di fatto che ho lasciato il telefono sul tavolo di casa prima di partire. Me ne sono accorta solo dopo aver fatto il check-in in aeroporto. Da quel momento è cominciato il mio Digital Detox.

Le sensazioni provate sono state molteplici. In un primo momento mi sentivo a disagio: mi guardavo intorno cercando qualcosa da fare, non sapevo dove tenere le mani, non sapevo che cosa fare nei tempi morti e mi sentivo quasi come se mi avessero tolto un pezzo di me. Esatto: l’assenza del mio smartphone mi ha destabilizzata. Ho passato il volo a cercare di fare qualcosa per non pensare che, una volta giunta destinazione, non avrei avuto con me il mio telefono e che quindi non avrei potuto postare, condividere e scattare. Ho quindi iniziato a leggere il libro che avevo portato con me.

I disagi dovuti all’assenza del mio smartphone non sono stati solo i miei. Purtroppo, avendo organizzato io il viaggio, avevo tutti i riferimenti appuntati lì. Poco male perché sono riuscita ad accendere con lo smartphone di Gianduiotto (per chi non lo sapesse è il mio coinquilino) ai profili social e a mettermi contatto con il proprietario della struttura che mi ospitava e con Valentina di Travel UpSidedown. A ripensarci adesso, poi, tutto sommato non è stata la fine del mondo. Ho iniziato a rendermi conto di quanto fossi inutilmente dipendente dallo smartphone: non ho postato nella foto della Sardegna sui miei profili, ma abbiamo continuato a vivere tutti. Quanto è stato bello poi non sentire le notifiche, non visualizzarle, non commentarle… insomma silenzio assoluto. Ho passato due giorni di relax assoluto, senza notifiche, senza post, senza tweet… insomma mi sono ricordata di quanto fosse bella la vita senza smartphone.

Al rientro ho trovato il cellulare sulla tavola con tantissimi messaggi, tweet e tag a cui non avevo risposto e la batteria stabile al 64%. Successivamente poi sono partita per la Croazia e anche lì “ciaone smartphone”. Il motivo questa volta è stato ancora più assurdo: non avevo giga a sufficienza per collegarmi. Dopo l’esperienza di qualche settimana prima, ho visto questa mancanza come una possibilità per riflettere di nuovo sul ruolo dello smartphone nella mia vita. Mi sono concentrata sul mio viaggio, sul non fare niente sdraiata in spiaggia, su scattare foto senza condividerle nel giro di pochi minuti, ho fatto SUP e ho ammirato dei fantastici tramonti. Insomma, anche senza internet sul cellulare si sopravvive. Il Digital Detox non è una cagata pazzesca, ma qualcosa che può cambiare la prospettiva di vita qualsiasi sia il tuo lavoro.

Vivere lontano da casa (da ormai 9 anni) ed essere una Social Media Manager e Digital PR, ha reso sicuramente il mio rapporto con la tecnologia più assiduo di un qualsiasi utente medio. Nonostante ciò queste esperienze mi hanno permesso di capire un paio di cose su me stessa e sul genere di vita che conduco che mi piacerebbe condividere con voi.

  1. Tutti siamo importanti ma nessuno è indispensabile: non è necessario esserci sempre e comunque. Questo è poco ma è sicuro, quindi se non rispondete a volte fa bene farsi attendere.
  2. Il Social Media Manager non salva vite: eh sì, sembrerebbe così.
  3. Che palle questi selfie con le facce da idioti: ci sono blogger, influencer ma anche esseri umani comuni che fanno costantemente foto con facce storte, come se avessero ogni giorno problemi gastrointerinali. Personalmente mi hanno un po’ stufato e a loro ho dedicato un bel “unfollow”
  4. È lavoro non sei tu: c’è una sottile linea rossa tra la vita e il lavoro. Bisogna imparare ogni giorno a tenerli distanti perché altrimenti si rischia di fare un bel macello. Per una Miss “Ioamoilmiolavoroelavoreifinoallamorte” come me è un po’ impossibile, ma possiamo impegnarci tutti insieme per farlo, o no?

About friariella

Travel blogger per caso, Napoletana per scelta. Sono un'intalliatrice agonistica e campionessa mondiale di aperitivi e bis. Mi piace viaggiare low cost, amo la buona musica e di ogni festa divento il giullare.